ORIA 

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FONDAZIONE DELLA CITTA 

Secondo lo storico Erodoto, la fondazione della città avvenne quando un gruppo di cretesi naufragò lungo le coste salentine, non lontano da Oria. I cretesi scelsero il colle più alto per iniziare la costruzione di una nuova città, in quanto da lì potevano ben controllare tutto il territorio circostante; diedero infine a tale città il nome Hyria, toponimo peraltro diffuso anche in area egea. 

Partendo da Hyria, tali gruppi di cretesi colonizzarono in seguito tutto il territorio salentino; furono poi denominati, prima dai greci e poi dai romani, Messapi o Sallentini. A dimostrazione di tale apporto minoico-cretese, vi sono stati rinvenimenti di ceramica micenea. 

Moneta oritana, periodo romano, D: testa di Ercole con la pelle leonina sulla testa; R: fulmine con sopra la scritta “Orra”, mentre al di sotto le lettere Or o TOR. 

Secondo lo storico oritano Gaspare Papatodero, la fondazione leggendaria di Oria risale all’anno 1007 a.C. 

PERIODO MESSAPICO 

Durante l’VIII secolo a.C. Oria comincia la sua evoluzione da abitato “sparso” a città vera e propria: si ha infatti una concentrazione, probabilmente di capanne, sul colle più alto della città, come attestato dalla libera università di Amsterdam, ma non è escluso che anche gli altri colli fossero sporadicamente abitati, anche se di ciò non è pervenuta alcuna traccia. Tale processo di aggregazione di un abitato sotto forma di capanne su un alto colle era allora d’uso nell’Italia centro-meridionale ed uno dei migliori esempi è senz’altro quello della costituzione della città di Roma sul colle Palatino. 

In seguito, intorno al VI secolo a.C., si può già parlare di città vera e propria, con tutte le caratteristiche e gli edifici, pubblici e templari, che caratterizzano una città; nelle prime abitazioni, peraltro, si riscontra l’uso di tegole. Sempre da riferire all’età arcaica è uno tra i più importanti santuari messapici, il Santuario di Monte Papalucio (attuale denominazione del colle ove sorgeva il luogo di culto), dove sono stati rinvenuti un gran numero di materiali ceramici votivi, monete (delle città più importanti del tempo, tra cui ad esempio Metaponto e Sibari) e materiale combusto, ossa di maialini e vari vegetali, riferibili al culto di Demetra e Persefone, cui il santuario era dedicato. 

Altri importanti ritrovamenti archeologici del periodo messapico (ma anche di quello medievale) sono stati trovati durante uno scavo d’emergenza condotto dall’Università di Lecce, durante i lavori per il rifacimento della pavimentazione della piazza antistante la cattedrale; in questa occasione è emerso il muro di cinta messapico riferibile al V-IV secolo a.C. e diversi depositi funerari. 

Oria fu uno dei maggiori centri messapici, tanto da avere contatti con quasi tutte le più importanti città dell’epoca, sia messapiche che magno-greche; di particolare interesse risulta il rapporto, non certo dei più pacifici, con la vicina e potente città di Taranto, anche se non mancarono periodi di floridi scambi culturali e commerciali. 

La rivalità dei Messapi con Taranto giunse all’apice nel 473 a.C. quando i Tarantini, uniti ai Reggini si scontrarono con i Messapi. La disfatta di Taranto e Reggio fu terribile, tanto che Erodoto riferisce: “fu questa la più grande strage di Greci e Reggini che noi conosciamo, che dei Reggini morirono 3000 soldati e dei Tarantini non si poté nemmeno contare il numero”; l’avvenimento ebbe una forte eco in tutto il mondo greco tanto che Aristotele precisa che l’avvenimento: “accadde un po’ dopo che i persiani invasero la Grecia” e aggiunge che fu anche a causa di tale sconfitta che Taranto mutò il suo regime da aristocratico a democratico. 

PERIODO ROMANO 

Tale forte conflitto fini con l’indebolire sia i Messapi che i Tarantini. Con il 272 a.C. Taranto e di lì a poco i Messapi persero la loro indipendenza, almeno in parte, a causa della crescente potenza di Roma; Oria non perse però la sua importanza. Nell’88 a.C. divenne quindi municipio romano ed ebbe l’importante privilegio di continuare a battere moneta. Diverse tipologie di monete sono state rinvenute negli scavi archeologici: si trovano raffigurazioni di Eros, del fulmine di Zeus, della colomba, dell’aquila che afferra un fulmine, di Ercole con il copricapo leonino, della testa di un guerriero (con elmo di tipo epirotico) spesso appare la scritta Orra, nome latino della città. La zecca oritana ha in ogni caso delle prerogative proprie: una tale ricchezza di contenuti iconografici nelle monete, infatti, non è riscontrabile in nessun altro centro messapico, come ha messo in evidenza lo studioso E. Travaglini. Ciò dimostra che la città mantenne comunque una certa autonomia decisionale. Per quanto riguarda le monete con la raffigurazione della colomba, esse rimandano al culto presente in Oria delle divinità Demetra e Persefone. Inoltre, una dimostrazione dell’importanza di Oria è il passaggio, molto vicino alla città, della Via Appia (considerata una delle vie consolari più importanti). 

Una leggenda vuole che San Pietro, passando da Oria nel 44, predicò il Vangelo agli oritani e consacrò il primo vescovo: di tale avvenimento, però, si hanno poche prove certe, tra cui spicca una lamina bronzea trovata nel XVI secolo durante i lavori sotto l’antico calogerato basiliano; certo è che Oria già dagli albori del Cristianesimo ebbe una delle comunità cristiane più antiche, che porterà poi alla nascita della sede episcopale di Oria, ritenuta tra le più importanti e antiche d’Italia.